Un viaggio mediterraneo.
Con la memoria del passato ad impedire la deriva del futuro. Con la poesia quale unica arma per contrastare l’oblio narcotico del tempo in cui stiamo vivendo. In una prospettiva empatica lo sguardo non è rivolto a terra ma diretto negli occhi dell’altro da sé. L’affetto dello sguardo è come il dardo lanciato verso l’esterno dalla pupilla per costruire l’immagine nell’ottica antica.
La nave è costruita, il viaggio continua.
White attraversa il mare Tirreno e attracca nel 2018 nel porto del Castello di Santa Severa, dove incontra infinite sedimentazioni e sincretici culti ancestrali e dove si rivelano le apparizioni arcaiche di divinità ctonie. Accolgono, salvano, proteggono. Non solo. Denunciano il dolore e la disarmonia in cui l’esistere è costretto, e ci interrogano della nostra indifferenza…
La nave ora è solida l ’equipaggio esperto e l’approdo successivo nelle isole del mare Egeo ci riconduce al luogo dal quale siamo partiti, dove abbiamo costruito la nostra idea del mondo. Il sole ora entra nella nave e le divinità ctonie ritornano al primigenio loro stato di mare e terra, e la pittura è invasa dal colore.
Ora la nave è piena di luce e di cento volti incontrati nel viaggio. Si è fermata a Roma, pronta a ripartire.
Studio Urbana, luglio 2021
White
168 pagine
Dimensioni cm 26×23
Studio Urbana Editore d’Arte
€ 35
Questa mostra induce al miracolo, è percorsa da una memoria sacra, una mente genetica che raccoglie fantasmi; nella sua qualità cerimoniale ondeggia una favola infinita, che si libra su tempeste alate, sfiorando con leggerezza iconologie mitografiche legate ai culti dedicati alle numerose divinità femminili.
Il corpo in movimento è reso in modo eccezionale, in Appearing through invisible, sei carte incise con punta d'argento, in cui i segni freddi e decisi restituiscono il ritmo delle curve e dei gesti, tra ombre e vuoti di luce.
L'artista-sciamano è colui che trasforma un'immagine in un idolo, trasportandola dal "territorio dell'incontrollabile" al "territorio della certezza". Le icone-mondo contenute nelle opere di Duran ne sono la prova.
Con le sue opere su legno, tela, carta di riso e video, dove il colore assume un importante ruolo evocativo e simbolico, Duran ci conduce attraverso un viaggio per incontrare le donne in tutta la loro fragilità e coraggio, grazia e bellezza, perdita e decisione, sottolineando il ruolo salvifico della figura femminile, colei che abbraccia e genera, protegge e difende.
Il colore di Duran a volte diventa denso, corposo ma, allo sguardo successivo, acquista una leggerezza assoluta. È qui che il colore assume un'ambiguità totale: a un certo punto, quel giallo potente, quel rosso sangue, l'azzurro impenetrabile e il blu sottile diventano acqua, cielo o forse terra.
Nel ciclo "White" le grandi tele sono il risultato di un rapporto strettissimo di spazio/tempo tra immagini classiche, rinascimentali, barocche e contemporanee in un 'eclat', un'esplosione che produce luce, così forte da rendere bianco ogni colore.
Il filo conduttore delle opere di Barbara Duran è la comunicazione e la condivisione con lo spettatore. Si tratta di un'esperienza spirituale interiore che nasce dalla realtà e che trasmette emozioni attraverso le immagini.
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