White Duran Project | Esposizione | Roma 2021
James Hillman, Anima Mundi, 1980
Conosco Barbara da molto tempo.
Ma come ben sapete vi sono vari tipi di conoscenze: conoscenza emotiva, conoscenza d’amicizia, conoscenza artistica, conoscenza familiare.
Io credo di possederle tutte.
Quindi perdonate se le varie “conoscenze” spesso si accavalleranno nel mio discorso critico.
Cominciamo da lontano dicendo che in questa continua ed incessante riproposizione artistica dei nostri tempi, specie dopo (ma non è ancora finita) Vita Pandemica, l’Arte è stata tra le manifestazioni quella che ne ha maggiormente sofferto. Il mercato sta cercando una sua continuità, una sua ragione
d’essere e, molti artisti, che ho il piacere di conoscere, hanno vissuto momenti di grande sofferenza emotiva. L’espressività, la comunicazione all’esterno di un processo interno ha spesso conosciuto delle fratture e dei ripensamenti.
Il Progetto White di Barbara (su cui oggi mi concentrerò) nasce però da molto lontano visto che è stato esposto per la prima volta nel
2016. È un percorso conoscitivo e personale che ha radici profonde e che si è evoluto, snodato, oserei dire, in tappe successive da Dimora del Tempo del 2009 fino alla serie Is-land del 2020/21.
Inizio prendendo spunto da quello che leggo dal suo sito:
“ll progetto White è dedicato a tutti coloro che fuggono dalle guerre, dalle ingiustizie, dalla tortura. Alle donne, alle madri, alle sorelle, agli uomini, ai fratelli, ai figli. A tutti gli esseri viventi che soffrono e che hanno il diritto di vivere. Dedicato alle nostre sorelle e ai nostri fratelli” .
Questa affermazione mi riporta immediatamente a due concetti che mi stanno particolarmente a cuore e che vorrei condividere con voi oggi.
Vedendo i quadri (o meglio le icone che, a volte, sono riconducibili alla sua storia personale), notiamo che l’Artista (Barbara) da una “riproduzione “ del mondo circostante (nozione tipica fino all’800) passa ad una “riproduzione”/ traduzione di un mondo interno molte volte legato ad una esperienza “Spirituale” dell’esistenza.
In questo caso io considero l’opera d’arte (l’immagine) come la comunicazione al mondo esterno di una storia che l’Artista, lo Sciamano condivide con lo spettatore e quando parlo di “Spirituale’ non intendo un atto religioso ma proprio Spirituale nell’accezione più piena del termine.
Secondo la definizione di Edward Casey, un’immagine non è solo un contenuto che vediamo, ma un modo in cui vediamo.
I sentimenti connessi con l’esperienza estetica non sono opposti a quelli provati nella vita reale e le emozioni scaturite funzionano cognitivamente quando sono poste in connessione tra di loro. Questa affermazione che trovo valida per il mio tipo di lettura odierna della serie WHITE, si lega ad un altro concetto che trovo pertinente e che vorrei sottolineare.
L’arte del XX secolo è deliberatamente antireligiosa ma profondamente spiritualistica. È questo il caso, ad esempio, di Robert Rauschenberg con i suoi teatrini realizzati alla fine degli anni ’40 del secolo scorso, dove vari pezzi, di origine africana, marocchina, vengono accostati né più né meno come un Ex Voto. Ogni pezzo racconta una storia ed accostati forniscono l’emozione d’insieme allo spettatore. Il dato reale, in questo modo si smaterializza, diventa incorporeo, senza però trasformarsi in qualcosa d’immaginario o d’irreale e lo spazio della pittura diventa lo spazio della dualità, tanto della presenza, quanto dell’assenza, della Storia, e del Sacro.
Ma chiediamoci: ”esiste una ricerca artistica intorno all’invisibile, all’eterno, a ciò che sta al di là del reale?”
Credo proprio di sì.
E Barbara lo sa bene.
In questo caso (non meravigliatevi!) io leggo la serie di WHITE come degli ex-voto!!!
Sia che siamo religiosi, spirituali o totalmente atei noi siamo circondati dalla tematica degli ex voto, perché siamo “condizionati” dalla modalità del dare, del chiedere, del ringraziare, dell’ ingraziarsi, del testimoniare, essendo noi stessi sia soggetti che oggetti della testimonianza. Barbara, nella sua evoluzione artistica (“artista come work in progress”) ha avuto bisogno di condividere queste icone che hanno fatto parte della sua vita.
Spiritualità ed Ex -Voto: due chiavi di lettura che voglio proporvi oggi. Torniamo a WHITE e alla mia lettura. Da una parte vi è il dato storico oggettivo del racconto, dall’altra vi è la dimensione spirituale, il rapportarsi, staccarsi, oggettivare la figura rappresentata. Ad una lettura più attenta il binomio si allarga: da una parte c’è il ricordo dell’evento, quindi il dato storico, dall’ altra la volontà di rendere omaggio al ‘profondo coinvolgimento personale’ che questa immagine porta con sé, tale da farne diventare una esperienza “spirituale”.
La memoria è dunque solo il punto di partenza che si perde nella costruzione dello spazio pittorico e l’artista è “homo-humanus” per eccellenza, perché si attiene a quell’amore che assomiglia a ciò che i sapienti antichi chiamavano Anima e cerca di catturarla in una piccola tavoletta di legno (o su una tela).
Il percorso di Barbara è un percorso intimo, emotivo e didattico. Quasi come se l’artista si dedicasse alla pittura attingendo ad una analisi interiore, una sorta di freudiano (??) / junghiano (??) percorso psicologico. Sorpresi??! La mia lettura è sicuramente una analisi trasversale.
Il compito dello Storico, e dello Storico d’Arte in particolare, è proprio quello di rinnovare, spiegare, dedurre, e reinterpretare alcune tematiche e credo proprio che la trasversalità sia una delle nuove maniere di approccio alla comprensione dell’Arte.
Infatti, uno dei pericoli è che il processo di aggiornamento scientifico e dinamico contemporaneo può provocare la cancellazione del passato. Ma io credo che il vero Artista sia quello che traduce in sensazioni un insieme di immagini.
Purtroppo, la difficoltà di comprendere le immagini è dovuta in parte alla nostra lingua.
Sfortunatamente abbiamo una sola parola “immagine” per indicare le immagini consecutive, le immagini percettive, le immagini oniriche, e le idee metaforiche espresse in immagini.
L’Artista-Sciamano (lo so, mi piace molto l’accostamento!) è colui che fa di una immagine un idolo, trasportandolo dal ‘territorio dell’incontrollabile’ al ‘territorio della certezza’. Le parole-immagini, contenute nelle opere di Barbara, sono una delle prove di quanto stiamo affermando.
Quello che è indiscutibilmente certo è che L’Artista non cerca, nella sua espressione prima, che di proclamare la sua realtà: una realtà a volte sussurrata, a volte gridata, a volte imposta, a volta sinuosamente dichiarata nella proposizione di una verità altra, che ci apre una dimensione parallela di comprensione del reale. Dove l’Artista diviso, oggi più che mai, tra l’agire e il subire, opera una costante mediazione ed interazione col mondo esterno, mutuo adattamento dell’individuo e dell’ambiente, interscambio di sensazioni e di riflessioni, per sottolineare un suo atto di testimonianza. Ma vi è di più: il valore della memoria non è mai disgiunto dalla contemplazione: contemplazione del passato (con dovuta distanza) e contemplazione dell’istante vissuto nel presente; l’insieme suscita (a volte inaspettatamente nello spettatore) il balenare improvviso di una visione differente.
Non dobbiamo dare a questa parola ‘contemplazione’ un significato passivo ma totalmente attivo perché è lo spirito contemplativo che ci spinge a percepire ed indagare oscure presenze nella nostra storia personale.
Della memoria resta un’onda lenta che trascina con sé tutto il sapore di una stagione, ma non più le sue conformazioni, nemmeno più l’ombra dell’ombra, ma solo l’infinito “negativo” di quelle forme ricordate, ed il limitato sebbene indefinito “positivo”: tale da rendere il quadro un’apparizione. Una forma pittorica può avere valore di apparizione?
Si!
Spesso, l’opera di Barbara è contenitore di valenze “universali” (di qui la dedica che ho citato all’inizio) che vanno al di là del visibile ed il “simbolo” resta l’unica porta, il solo varco per accedere all’universo parallelo dei sogni, degli archetipi, il tutto immerso in un flusso conoscitivo che non fa capo all’’intelletto ma al sentimento ed all’inconscio collettivo (e qui vorrei solo citare la sua ultima serie dedicate all’IS-LAND di alto valore simbolico).
Un’arte che trova la sua vitalità proprio dalla contaminazione, dal guardarsi indietro e di lato, dall’affrontare con coraggio e determinazione la ricerca di una essenza materica e mistica che aleggia sempre nelle sue opere.
Ad evocare questa paradossale ma visibile simultaneità, per Barbara la tela è intesa come spazio atmosferico, dove coesistono, in una paradossale simultaneità, quello visibile e materico del passato, come quello invisibile ed intangibile del presente sempre in costante vibrante dialogo. E dove Spiritualità, Contemporaneità, Coraggio, Presenza Storica , e Passione si compongono incessantemente. Se non avessi visto quello che Barbara ha creato dopo, le augurerei di andare avanti, ma la successiva serie, è la prova tangibile di una ricerca profonda ed interminabile.
Con Stima ed Amicizia.
Renato Miracco
Washington DC, 3 Luglio, 2021
Riferimenti:
The Collected Works of C. G. Jung, Princeton University Press, Princeton, N.J. 1957.
Arnold Hauser, in his “Social History of Art” (Sozialgeschichte der Kunst and Literaturen, C. H. Beck, München 1951-1953.
Edward S. Casey, Toward a Phenomenology of imagination,
Journal of the British Society Phenomenology, London, 1974.
James Hillman, The Thought of the Heart, Insel, Frankfurt, 1981.
James Hillman, Anima Mundi: The Return of the Soul to the World, An Annual of Archetypal Psychology and Jungian Thought, Dallas, 1982
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