Barbara Duran

Anna Isopo

Metamorphosis | Esposizione | Roma 2024

Metamorphosis è il titolo del progetto di Barbara Duran, presentato presso lo spazio espositivo di Arte Borgo Gallery dal 19 al 31 Ottobre 2024. Lo spazio espositivo diventa una scatola magica, un universo in cui un corpus di opere realizzate Site-Speci c hanno l’intento di generare nel fruitore una dimensione nella quale indagare il complesso concetto della trasformazione.

Concetto elaborato da Barbara Duran attraverso una profonda introspezione di circa due anni, riflessione essenziale per discostarsi completamente dal grande progetto artistico White, giungendo a materializzare una proposta espositiva significativa, sostenuta dalla sua impellente e imprescindibile ricerca espressiva. Una mostra suggestiva in cui opere di grande e medio formato accolgono l’osservatore in un percorso espositivo concepito per permettere di indagare la contrapposizione nei processi di cambiamento. Una sottolineatura forte in cui l’arte di Barbara Duran è ricerca, espressione e denuncia del presente.

Una mostra dunque in cui il bisogno di esprimersi dell’artista mira altresì ad affermare come la condizione di cambiamento può divenire un miglioramento dell’esistenza.

La mostra è accompagnata dal testo critico dello Storico dell’arte Lorenzo Canova.

Anna Isopo

Barbara Duran

Metamorphosis | Esposizione | Roma 2024

Il mio recente progetto espositivo Metamorphosis è il risultato di una urgenza espressiva e intellettuale dopo due anni di silenzio e di meditazione.

L’ultimo grande impegno con la mostra White, quattro cicli (circa duecento opere e due video) esposti alla Ex Cartiera Latina (2021) hanno segnato un punto di arrivo della mia ricerca artistica e ciò ha richiesto una presa di distanza, necessaria, per riprendere a dialogare attraverso una nuova ricerca, con spirito attento e libero, alla realizzazione di opere inedite.

Questo nuovo progetto verte tutto sulla trasformazione: la comprensione del mistero della metamorfosi, di quella modificazione formale che avviene tra alterazione e continuità dell’essere.

Com’è possibile conciliare identità e mutamento? Come preservare l’essere vivente dal totale dissolvimento in qualcos’altro ? Oppure perderci nell’eterna mobilità di tutte le forme? Il pensiero può costruire degli argini per opporsi al flusso continuo del fiume eracliteo in cui niente perisce ma tutto cambia e trasforma il suo aspetto? (1)

La materia circola indefinitamente, come un immenso oceano, determinando configurazioni che possono essere, di principio, solo provvisorie, non v’è nulla che spinga il divenire in un senso piuttosto che un altro. Si tratta di un paradossale dinamismo immobile e circolare, uno scorrimento di flusso simile a quello di un fiume (2)

Intesa come mutazione prodigiosa o come esito di un intervento divino/magico, la trasformazione metamorfica rientra in quei fenomeni straordinari che sembrano sottrarsi alle leggi di natura e che gli antichi chiamavano paradoxa o mirabilia.
Ma è anche una trasformazione che crea una circolazione illimitata in cui è impossibile fissare nel loro essere fenomeni in divenire, nel passaggio da una configurazione formale a un’altra, chi o cosa si trasforma perde la propria individualità, divenendo al massimo una stazione di transito nel processo metamorfico. (3)

Le opere di grande e media dimensione che ho realizzato per questa mostra si propongono, attraverso l’immagine, d’indagare il contrasto fra cambiamento e permanenza, trasformazione e struttura statica, mettendo in luce sottilmente le caratteristiche di tali processi. Una possibilità di cambiamento che è anche un auspicio, in particolare nei periodi storici come quello contemporaneo in cui tutto sembra perduto in un abisso immobile, mentre invece l’impermanenza di ogni ente dimostra che nulla è immobile e tutto si trasforma.

Barbara Duran

1) V. Maggiore, I vincoli della trasformazione: riflessioni sulla metamorfosi tra letteratura, filosofia e biologia
2) A. Allegra, Metamorfosi. enigmi filosofici del cambiamento, Mimesis, Milano-Udine 2010
3) E. Guglielminetti, Metamorfosi nell’immobilità, Jaca Book, Milano 2000

Lorenzo Canova

Metamorphosis | Exhibition | Rome 2024

Metamorphosis of Light and Darkness

Verso il confine

Una visione calata nel transito alchemico dal buio all’illuminazione, la ricerca dello splendore che brilla tra le pieghe delle tenebre, un percorso di sublimazione dalla materia allo spirito ottenuto con gli strumenti millenari della pittura: nel suo ciclo più recente, Barbara Duran ha portato a compimento un lungo processo di rarefazione
tecnica e conce uale, un viaggio che prende forma a raverso la nuova sintesi del suo stile e della sua idea costruttiva. Per comprendere meglio le opere esposte in questa mostra, è interessante tuttavia riandare ad alcune fasi che le hanno precedute e che sono state presentate nella mostra personale di Duran White alla Ex Cartiera Latina di Roma nel 2021.

La prima evidenza è la progressiva scomparsa della presenza della figura umana che, ad esempio, era centrale nella grande installazione Icone mondo #1-#90 (2016-2021) dove apparivano anche citazioni da grandi maestri del passato come, tra gli altri, Rembrandt, Masaccio, Antonello da Messina o Piero della Francesca o in alcuni quadri del 2016 dove troviamo intensi dialoghi con Artemisia Gen leschi, Goya o Pier Paolo Pasolini.

Già in ques dipinti , tuttavia, apparivano i prodromi del cammino successivo, in cui i tagli costruttivi e la stesura cromatica hanno perso progressivamente molta della loro presenza materiale per dirigersi invece verso una dimensione di leggerezza spirituale, verso una nuova consapevolezza e una differente saldezza interiore sostenute da una necessaria trasformazione della pennellata che ha mantenuto comunque il rigore della sua coerenza segreta.

Questo sviluppo è specialmente evidente nell’altra installazione Servae. Icone liquide del 2018, dove le presenze iconiche delle gure femminili erano allo stesso tempo evanescenti e incombenti, traslucide e plastiche, in un’unione dei contrari che sembrava preludere ai meccanismi quasi ermeti ci delle opere più recenti con le loro nozze tra la notte e il giorno, celebrate in una vera e propria ars magna della luce e dell’ombra.

Il passo successivo è stato poi il dialogo con il paesaggio e la natura degli anni tra il 2018 e il 2020, in quadri e cicli come Opera prima, Appearance, Dream o Instant Light, dove la struttura dell’impianto pittorico ha perso corporeità per spostarsi verso una meditazione concentrata sulle vibrazioni di un colore sempre più rarefatto, in una sorta di coltre viva e pulsante in cui si intuiscono le forme di isole, di terre ignote, di una Venezia simbolica, lande che Duran ha attraversato come un’esploratrice dell’anima per oltrepassare quasi la soglia del visibile e toccare quell’indicibile limite dell’invisibile di cui avvertamo quasi il profumo nelle sue opere più recenti.

Troviamo così quadri del 2020 come Blue #1, Blue #2, Blue Wawe, Dawn Sky o Yellow Light che, insieme ai Water Flowers del 2018 e i Water Colors del 2019 e ad altre opere affini, potrebbero essere considerati come il preludio ai dipinti più recenti, nel loro andare verso una dimensione aniconica che conserva le memorie di fioriture e di orizzonti, il nucleo segreto di spazi che si aprono come porte di una percezione interiore, nel superamento del confine dello sguardo che si completa attraverso le armonie segrete di un occhio rinnovato.

Le mutazioni della regola d’oro:

Il ciclo di quadri raccoltiin questa mostra rappresenta così l’esito ultimo (ma non definitivo) del percorso precedente, un approdo che non dimentica quello che è
stato ma che si presenta nelle mutazioni della sua essenza e della sua forma.

Per queste opere Duran ha scelto molte fonti di ispirazione, a partire dal concetto di reciprocità della regola d’oro confuciana che l’ha condotta a lavorare in modo ancora più intenso sull’idea della metamorfosi, sviluppata con una pittura che, in modo circolare e ininterrotto, si trasforma nel suo archetipico eterno ritorno che va dall’oscurità alla chiarezza, dal buio allo splendore.

Questi quadri si collocano sul versante dell’astrazione, ma la pittura non perde però la forza del linguaggio, in un dialogo segreto dove Eraclito sembra incontrare Confucio e dove il pennello si immerge nel usso della parola poetica, in un incontro paradossale in cui il verbale e il visivo si stringono in una fusione misteriosa.

La stesura sostiene con energia, levità e rigore gli esiti di questo processo, in una progressione dove la pennellata abbandona la sostanza tattile della materia cromatica e sceglie una strada di leggerezza e lucori, di pigmenti che brillano con raffinata sprezzatura, di variazioni sui metalli, sull’oro nelle sue declinazioni e sui segni della punta d’argento.

I versi di Shakespeare e di Paul Celan, di Ai Quing, di Leonard Cohen e di Paolo Conte sono sfiora dalla mano di Duran e ricomposti nelle onde simboliche del gran mare dell’essere e dei laghi bianchi del silenzio, mentre i papaveri ci conducono dal sonno e dall’oblio alla nuova fioritura di una memoria che prende senso attraverso le polveri di colore abbandonate sulla tela.

Duran compie dunque questa navigazione in cui il grigio si impreziosisce di brillantezze mutevoli e preziose, di segni che ci accompagnano verso soglie sconosciute che palpitano nella nebbia come un punto di arrivo perennemente rimandato. La pittrice ci guida quindi nella tensione inesauribile di un viaggio in cui il bene e il male si rispecchiano e si stringono nei rivolgimenti di un’unione arcana e necessaria, dove si è e non si è nello stesso momento, nel principio e la fine che si toccano e si rinnovano nella circolarità di un tempo “altro” che si addentra negli enigmi del profondo e dell’origine.

Nella coltre di questo manto abbrunato troviamo così la gloria di illuminazioni improvvise e folgoranti dove gli azzurri e i rossi distillano succhi di ori paradisiaci e profumi che conducono a isole lontane nel tempo e nel ricordo, ritrovate nella rivelazione di nuove ro e, celate nelle incessanti metamorfosi in cui l’opera e la sua autrice si annullano e rinascono nel rinnovamento perenne della pittura e della sua
essenza più profonda.

Lorenzo Canova 2024