Jean Luc Godard
“Se non posso ballare, non è la mia rivoluzione!
Se non posso ballare, non voglio la vostra rivoluzione!
Se non posso ballare, non voglio far parte della vostra rivoluzione.
Una rivoluzione senza danza non è una rivoluzione degna di essere fatta.
Se alla rivoluzione non si balla, io non vengo”.
Emma Goldman
White è stato girato sull’isola, e qui è apparsa per la prima volta la sua
potenza evocativa. La sequenza del film è ispirata ai bellissimi fotogrammi di
fotogrammi di Emma Goldman ed è fortemente legata al cortometraggio “La Danza”, che fa parte del progetto Arianna/Aracne, in cui l’immagine e la struttura iconografica mirano a sottendere uno spazio frammentato.
L’immagine in movimento richiama una linea spezzata, tagliata ed evanescente come lo strappo in un binomio del mito femminile, salvifico e leggero,
senza peso, parte dell’aria che attraversa per esorcizzare le contraddizioni che
che segnano la terra, lasciando tracce. Danza e appare, scompare,
tracciando segni, come un’epifania: un archetipo di Artemide che “sfida l’ordine conosciuto” (Antigone).
Barbara Duran
In tutta la sua sacralità, spicca anche la danza disegnata da Barbara Duran.
Nei singoli momenti immortalati, la forma è sfocata, senza un io predefinito, potente nel suo essere divinamente e allo stesso tempo una mera presenza. “Appearing through the invisible” dice il titolo, alludendo sia all’indefinitezza del piacere sia all’ombra sconosciuta e fugace. L’immagine è sospesa in una leggerezza distaccata dal mondo materiale, come un ectoplasma. Frammenti che sembrano dissipare i fantasmi delle paure e far nascere un soffio di felicità: un ritmo interiore, del corpo e dell’anima, con il quale si apprezzano i suoni del silenzio e quelle connessioni che possono essere colte solo in una sinestesia profondamente catartica.
Simona Cirelli – Maria Azahara Hernando Ibáñez
Diretto e prodotto da: Barbara Duran
Fotografia: Corrado de Grazia
Musica: H.M.
Sincronizzazione/mixaggio: Edward Nadalin
© DURAN 2018
Dédié à ma mére
Ho la testa
in fondo al mare.
I miei occhi
su una collina
E guardo tutto senza pensare.
Barbara Duran
Durata: 10 min.
Diretto e prodotto: Barbara Duran
Musica: Pierre Trucart
Sincronizzazione/mixaggio: Edward Nadalin
© DURAN 2013
Con chi parlo quando mi rivolgo dolcemente a me stesso? Chi risponde alle mie domande e chi ascolta il mio pensiero cercando, forse, di coglierne il senso più segreto o meno esplicito?
“Non mi Lasciare” è un linguaggio filmico che ci dà una risposta serena e, allo stesso tempo, ambigua, a questo falso problema. La libertà di considerare ogni momento come una disciplina di osservazione, insieme alla percezione di piccoli fatti casuali, percepiti nella loro semplicità, e che sono desiderati come un modo per penetrare in un cerchio, esprimono la speranza di cambiare il destino e la consapevolezza che nessun disturbo potrà mai cambiare l’essenza di un uomo in un mondo dove la cultura di massa ha livellato e banalizzato la vita degli individui. La ricerca attraverso il linguaggio delle immagini, che è l’unico possibile dedicato al valore, cerca di scegliere e riproporre in un contesto compiuto ciò che la vita stessa ha perso a causa della sovrapposizione. Una ricerca, una scelta, una conferma a cui Barbara Duran si è costretta, con dolore e nostalgia, in un labirinto senza inizio e senza fine. Propone una rete di veglie in cui entrare e uscire, con la presunzione di essere noi stessi le immagini che ci circondano, senza le quali potremmo cadere nell’arto della nostra inconsistenza.
Perciò Barbara Duran registra l’essenza delle cose della vita, cose che sono colte nel segno del suo tempo e dei suoi ricordi, realizzando, senza l’antitesi della sovrastruttura, in un estenuante tentativo di cogliere, considerare e riproporre a noi, attoniti fruitori, che ci sorprendiamo dentro le nostre gioie e i nostri dolori. Mentre i tempi passati pesano sui nostri tempi presenti, struttura sicura che ci impedisce di dividere ancora tutto ciò che all’ombra del ricordo la nostra mente ha fuso.
Rolando Culluccini
Musiche originali: H.M.
Edizione suono: Edward Nadalin
Post produzione: Fotocinema
© DURAN 2009
È bianco il lenzuolo che incombe ed ondeggia al vento, come una quinta teatrale, ne “La Danza”, breve ma intenso filmato che accompagna l’opera Arianna e Aracne di Duran: un presagio? La bambina che danza, la primitività del gesto quasi propiziatorio. L’incanto dell’infanzia e la disillusione della maturità; il caos e l’ordine. Un film struggente in cui il filo di Arianna si è coagulato in una cicatrice che ferisce le aspettative del bambino inconsapevole. Duran, tuttavia, non professa il pessimismo finale di Saramago. All’anestetizzazione delle emozioni e alla reattività offre il suo punto di vista, un percorso che è un omaggio alla forza del dolore e al coraggio di vivere. Perché la memoria (collettiva) e il ricordo (individuale) siano cibo per il presente e per il futuro.
Anna Gioioso
Questo cortometraggio è nato insieme a un’installazione pittorica, esposta in una mostra collettiva itinerante in Europa, sul tema del Mito. Ho scelto di affrontare l’accostamento tra il mito di Arianna e quello di Aracne.
Il labirinto nasce come spazio di danza e diventa un luogo dove si nascondono segreti e orrori e dove, inesorabilmente, ci si perde. Il cortometraggio, girato in super 8, vuole rappresentare un momento di sospensione, l’unica possibilità, di salvezza, tramite l’innocenza e la forza dello sguardo dell’infanzia.
Barbara Duran
CIO’ CHE PICCOLO INGOMBRA
Di ritorno.
Come in un limbo
controllato,
di troppe immagini
ombre in movimento
nel ritorno,
di percezioni in continuo.
La testa piena
da dimenticare,
ciò che piccolo ingombra.
Luce bianca
che incide
lunghi sospiri
Ancora, diversa
mi pongo di fronte ai miei giorni.
Diversa, errante
accanto a te.
Barbara Duran
Vuelo en reflejo è nato in occasione di due viaggi professionali che ho fatto in America Latina, attraverso il Paraguay e l’Argentina. È un flusso di sguardi, in quanto il mio stesso sguardo non poteva non cogliere l’attimo.
La scelta di proiettare il Super 8 al ritmo di 4 fotogrammi al secondo, creando così una serie di istantanee unite nel movimento, è il tentativo di rappresentare questo flusso mentale. Fondamentale è l’impatto poetico ed emotivo con la condizione umana, nella sua transitorietà, che segna lo scorrere del tempo nella vita.
Metafora di questa condizione è il “disorientamento” in cui ogni luogo è un non luogo e tutti i luoghi sono luoghi. La versione di 53 minuti è stata proiettata in galleria in occasione della mia mostra personale “DI RIFLESSO” dove ho esposto i dipinti che ho concepito negli stessi luoghi in cui è stato girato il film.
Barbara Duran
© Foto di Studio Urbana | Tutti i diritti riservati.
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