Intervento in conferenza stampa.
Qui accanto vedete scorrere e riafforare il fiume Almone, luogo di culti dedicati alla vita e alla fertilità agricola in età romana, e in particolare alla dea Cibele, Grande Madre, dea della natura, degli animali e dei luoghi selvatici . Forza creatrice e distruttrice.
Non è un caso che il progetto White di Barbara Duran compia il suo ciclo qui. E non è un caso che una parte di questo progetto: Servae. Icone liquide, sia stato esposto nel sito archeologico del Castello di Santa Severa, luogo di confluenza di interazioni cultuali di divinità femminili differenti ed identificate inizialmente da Leucotea, la dea che emerge dal fondo del mare per proteggere chi è in difficoltà.
Duran riconduce nei luoghi originari le divinità che un tempo ci proteggevano e che gridano adesso smarrite contro l’acedia del nostro non comprendere, contro la pigrizia del cuore.
Nel 2000 con Domenico Guzzi. critico d’arte di grandissima levatura purtroppo prematuramente scomparso, ho lavorato ad una mostra il cui titolo era Immagine di impegno – Impegno di immagine, un titolo calembour riferito all’arte che dai tardi ‘50 a primi ‘70 del secolo scorso , si poneva in stretta relazione e accompagnava i fermenti politici e le trasformazioni sociali che quegli anni hanno prodotto nella società italiana. Una grande mostra in un’altra archeologia industriale qual’era il Mattatoio allora.
C’è un filo che congiunge idealmente la grande mostra del Mattatoio , che definiva storicamente una stagione politica , e questa esposizione, anch’essa grande per dimensione ed impegno politico e civile proposta qui da Barbara Duran, che spero apra, nel differente tempo storico, ad un rinnovato impegno. Con la forza di affermare ad alta voce che fare arte è quella cosa che illumina la storia, che la prevede, e che ci obbliga, anticipando il futuro, alla memoria del nostro passato.
Il 4 ottobre 1984, 37 anni fa , Thomas Sankara, leader del Burkina Faso, ex Alto Volta , uno degli stati ex coloniali più poveri del Centrafrica, parla a New York, all’ ONU, denunciando con informazione e preveggenza la situazione politica dell’Africa del sub Sahara. Come sapete Sankara fu ucciso in un golpe gestito dalle multinazionali francesi e statunitensi cui interessava che il riformismo non si propagasse nei paesi vicini le cui estrazioni minerarie gestivano e gestiscono oro diamanti argento ma soprattutto coltan e silicio e litio, indispensabili alla comunicazione digitale contemporanea.
Sankara aveva posto all’inizio del suo programma politico la libertà e l’autodeterminazione della donna, cosa che realmente nei pochi anni di gestione collettiva del potere iniziò a realizzarsi. Ma la sua attenzione è rivolta anche al ruolo di tutti gli artisti:
[…] E’ necessario e urgente che gli intellettuali e gli artisti comprendano che non esiste innocenza, non esiste neutralità.
In questo tempo di tempesta non è possibile lasciare il monopolio del pensiero, della immaginazione, della creatività ai nemici della libertà e della indipendenza dei popoli.
Io parlo in nome degli artisti, dei pittori, dei poeti, degli scrittori, dei sacerdoti, di tutti coloro che spesso sono costretti a prostituirsi a causa delle alchimie dello show business.
Io grido in nome dei giornalisti ridotti al silenzio per questo.[…]
Viviamo un tempo di tempesta ,e il lavoro di Duran agisce in questa tempesta.
Corrado de Grazia, 29 ottobre 2021