Barbara Duran

Monadi. Paesaggi della Memoria

Ogni parte della materia può essere rappresentata come un giardino pieno di piante o come uno stagno pieno di pesci. Ma ogni ramo di una pianta, ogni arto di un animale è esso stesso un giardino simile, uno stagno simile.

Leibniz

Monade: Centro di attività e insieme principio di diversificazione. Vera realtà ristretta, quindi “mimimum spirituale”, cioè l’unità inseparabile, l’elemento di tutte le cose, quindi sostanza spirituale come semplice componente del mondo. Ogni monade è diversa dall’altra, come non esistono in natura due esseri perfettamente uguali. Ogni monade forma un punto di vista sul mondo ed è quindi il mondo intero, da un determinato punto di vista. La totalità delle monadi rappresenta l’Universo.

Teoria dell’indistinguibile

OPERE & COLLEZIONI

Monadi. Paesaggi della Memoria

Presentato da Maria Teresa Benedetti  | Centro per l’Arte Contemporanea Luigi di Sarro  | Roma 2001

Barbara Duran elabora in piccoli fogli di carta l’elemento naturale con grazia e ossessione, insieme a una consapevolezza culturale di antica ascendenza italiana. Giotto come colline o presunto polittico trecentesco, sono tesi da una coscienza inquietamente modernizzata, alla ricerca di una natura amata, ferita, sognata, con un occhio come centro di luce, attraverso frammenti dotati di una propria vita autonoma. Ma cadenzati da una serie di riferimenti ed echi, pronti a comporsi in un’immagine cosmica.

Un polittico di 36 “formelle”, una totalità godibile che nasce da un’idea di unicità, alternando motivi isolati o assemblati in dittici, trittici. Il tema leibniziano dello spazio, luogo di coesistenza di molteplici forze, sottolinea il rapporto tra la complessità del mondo e la profondità della dimensione interiore. I segni di un universo identificato nella sua fragile essenza, diventano depositari di un segreto vivo e attivo, in un tempo non imminente ma che permette di comunicare con lo spazio invisibile intorno a noi.

Assorbito in un luogo senza limiti, l’artista tocca l’intensità dell’essere.
Fatti per formare il punto di congiunzione tra immagine e pensiero, i fogli di Barbara ci chiedono di vivere attraverso di essi, di farli fluire verso di noi liberamente, e allo stesso tempo di essere sopraffatti dalla loro impressionante qualità. Microcosmi basati sull’intensità espressiva di pochi elementi, suggeriscono una cosmologia, come per il pittore zen un germoglio di bambù, un ramo al vento, qualche canna sulla riva possono indicare un’armonia, modellata intorno a un sentimento mistico. (…)

Guardiamole, queste forme definite da orizzonti piegati, circondate da una luce che si espande in cieli assecondati dalla morbidezza di profili improvvisamente scuriti. Terre che non parlano di gioia, ma sono racchiuse in una spoglia essenzialità e in qualche modo in un dolore. Nessuna esuberanza in una natura percepita come entità prosciugata, forse palcoscenico di tempeste lontane, ora di nuovo calme, eppure abitate da un grumo, inevitabilmente tormentato, e da una fatale concomitanza di eventi cosmici. Sulle grandi tele che concludono l’opera dell’artista, un corpo luminoso abbagliante, ectoplasmatico, circondato dall’ombra, come se fosse ancora schermato nel grembo oscuro di cui sono fatti i sogni.

Maria Teresa Benedetti

Installazione 2001

Paesaggi della Memoria | Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Di Sarro | RomA 2001