LETTERA DA UN RIFUGIO
Piccolo silenzio, cielo grigio-verde
sopra colline acquietate.
Maestoso
eclettico silenzio. Non giorni ma ore
falciate in albe/ e tramonti.
Anima e corpo placati dopo il beato
riposo. Insieme più verdi sono
gli anni.
L’oscurità cade come un segreto
serbato. A lume di candela
il volto fiorito.
Un uccello trancia l’aria che noi
rimarginiamo. Pallide nubi / di dicembre,
colme di neve. Il chiarore -iridescente-
ci illumina. Una gazza
picchietta sul ramo.
Tempo, saldezza, e giù nel profondo
la radice nodosa si appiglia
all’ampio.
Dischiuso, colore di luna, non il prima
ma il dopo ci invade.
Null’altro
ci colma se non ciò
che in fondo
siamo.
Patrizia de Rachewiltz, My Taishan, Raffaelli Editore – 2007
Tutto è portare a termine e poi generare. Lasciar compiersi ogni impressione e ogni
germe d’un sentimento dentro di sè, nel buio, nell’indicibile, nell’inconscio
irraggiungibile alla propria ragione, e attendere con profonda umiltà e pazienza
l’ora del parto d’una nuova chiarezza: questo solo si chiama vivere da artista:
nel comprendere come nel creare.
Qui non si misura il tempo, qui non vale alcun termine e dieci anni son nulla.
Essere artisti vuol dire: non calcolare e contare; maturare come l’albero,
che non incalza i suoi succhi e sta sereno nelle tempeste di primavera
senz’apprensione che l’estate non possa venire. Ché l’estate viene.
Ranier Maria Rilke (Lettere a un giovane poeta, Adelphi)
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