Secondo Aristotele, l’anima è la sostanza del corpo. Definita come atto finale e precedente (eutalachia) di un corpo, la cui potenza è la vita. La nostra anima riposa nel corpo, come l’atto della visione riposa nel nostro organo visivo: è il compimento delle capacità di un corpo organico.
Come atto e attività l’anima è FORMA e SOSTANZA, in una di queste tre determinazioni: forma, materia o il composto di entrambe. Così l’immagine/icona ripete un atto, un non atto. L’uno è il risultato dell’altro, come forma/alambicco della vita in relazione all’infinito.
Barbara Duran
Presentato da Domenico Guzzi e con uno scritto dedicato di Ruggero Savinio | Studio Urbana | Roma 2007.
La nave si allontana sul canale lungo percorsi orizzontali. Dal pontile un uomo la segue con lo sguardo. Il faro taglia il cielo in verticale. I percorsi s’incrociano; lo spazio è messo in croce, coste, arenili, cieli gonfi di nuvole, fiordi: un Settentrione della mente.
A volte sono i corpi a salire lungo i loro argini stretti, un corpo appaiato all’altro. Lo spazio ortogonale si raddoppia nel suo riflesso, guida il pittore nel mondo dello specchio. In riflessione, scrive Barbara in un titolo. M’invita a riflettere. Seguo la persuasione temporale, abbondono lo spazio. O meglio, lo spazio si rapprende in certe antiche immagini che la mente conserva.
Noi verticali, sugli spalti del castello di Sermoneta, in un passato incerto della nostra giovinezza. Alex di fronte alla muraglia orizzontale dei Lepini. La sua amicizia e l’allegra profusione dei suoi doni. Li ho rivisti i dipinti conservati da Barbara, sua figlia.
Dire che ritrovo in questi di Barbara un eco di quelli forse significa che il tempo può, certe volte, rapprendersi in spazio, raccogliersi in un’immagine doppia, colmare il vuoto temporale, e riannodarsi in riflessione.
Ruggero Savinio
Studio Urbana | Roma | Febbraio/Marzo 2007
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